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In molti luoghi di interesse turistico si trova, posizionata in punti cruciali, la mappa del luogo con un punto rosso e la scritta voi siete qui. Io, quando sono davanti alla mappa e individuo il punto rosso, a volte mi trovo nella difficoltà di passare dal punto rosso alla mia posizione reale, fatico a orientarmi e cerco intorno a me i punti di riferimento che possano aiutarmi.

Riprendo il punto rosso con la scritta “voi siete qui” e lo porto nella mia professione di medico e psicoterapeuta. Quando una persona, che d’ora in avanti chiamerò Filippo, mi contatta, spesso riassume il motivo della richiesta in una “diagnosi”, frutto di consultazioni precedenti (con altri medici, con motori di ricerca su Internet, con un articolo su una rivista etc.) che è diventata il suo punto rosso: ho l’ansia piuttosto che ho l’ipertensione, ho l’artrosi piuttosto che soffro di stress, sono le rappresentazioni del punto (rosso) in cui Filippo pensa di essere, mi sta dicendo io sono qui!.

Se quel punto rosso fosse sulla mappa all’ingresso di un Palazzo, saprei che Filippo mi sta mostrando quello che lui pensa che sia l’ingresso al “Palazzo dell’ansia” piuttosto che al “Palazzo dello stress” o al “Palazzo dell’artrosi” e via dicendo. Proseguendo nella metafora, io diventerei un visitatore esperto di quel palazzo, e accompagnerei Filippo nel passaggio dal punto rosso sulla mappa alla individuazione dei suoi punti di riferimento reali attraverso la visita delle stanze, dei corridoi, dei giardini e degli anfratti di quel palazzo. 

In altre parole, passiamo dall’auto-definizione di Filippo come persona ansiosa (o artrosica, o ipertesa, o stressata) all’occuparci dei suoi sintomi, di cosa fa per procurarseli, di cosa lo spaventa e di cosa gli da piacere, su quali risorse può contare e quali altre gli potrebbero servire per affrontarli, contenerli o eliminarli. E mentre il “Palazzo dell’ansia” (o quello dell’artrosi, o dell’ipertensione o dello stress) sbiadisce, riappare il “Palazzo Filippo” con le sue stanze pulite e ariose, i suoi corridoi ben frequentati e il giardino carico di odori piacevoli, che ha recuperato risorse dimenticate, ne ha acquisite di nuove e dove si prova spesso il piacere di vivere tutto quello che si vive e raramente il timore di sentirsi sopraffatto.