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Di fronte al mio studio hanno aperto di recente un bar pasticceria in cui a volte entro per fare uno spuntino. Ieri mattina sono entrato verso le 10.30, c’erano due donne al banco, Marzia e Angela, e nessun altro cliente; io saluto e Marzia mi chiede che cosa desidero e io rispondo “per favore, mi fa un caffè e mi dà un piccolo cannolo?”.

Marzia continua a sistemare le cose sul banco e sembra non dare seguito alla mia richiesta e, poco dopo, Angela si gira verso di me e mi chiede se ho già ordinato e io ripeto, sempre gentilmente “sì, vorrei un caffè e un piccolo cannolo”. Ed entrambe continuano a sistemare il banco e a chiacchierare tra di loro.

Tutto si svolge nell’arco di un paio di minuti. Finalmente Marzia mi prepara il caffè e me lo serve, ma si dimentica del piccolo cannolo. Bevo il mio caffè e mi sposto verso la cassa per pagare il caffè e a quel punto Angela mi guarda e dice “ma lei voleva anche un cannolo e forse lo voleva prima del caffè.

Mi spiace e mi scuso”. E, dopo avermi dato lo scontrino, prende un piccolo cannolo lo mette in un sacchettino, me lo porge e dice “voglio che abbia un buon ricordo di noi mentre lo mangia”.

Lo prendo, sorrido, ringrazio e torno in studio contento. 

Ecco come hanno dialogato i miei Sotto-sé

E ora vi racconto come, in parallelo con lo svolgimento dei fatti, hanno dialogato i miei Sotto-sé. Quando entro e saluto so che la parte di me che saluta gentilmente e risponde con cortesia è il mio Falso Sé (ovvero la parte che fa quello che ci si aspetta da lei, per esempio che rispetti il galateo nelle situazioni sociali).

Quando Marzia riprende a fare quello che stava facendo e non dà seguito alla mia richiesta, arriva un altro mio Sotto-sé (lo chiamiamo Diavolo Genitoriale) che dice “come ti permetti di non soddisfare la mia richiesta, ora ti faccio vedere io con chi hai a che fare” e che viene frenato dal mio Falso Sé che gli risponde “rispetta chi sta lavorando, non c’è nessuna fretta e nell’attesa ne approfittiamo per guardare se ci sono nuovi messaggi sul telefono”.

Poi arriva Angela a chiedere se sono già stato servito e sempre il Falso Sé risponde ad Angela sorridendo e dice al Diavolo Genitoriale “hai visto? Basta avere un po’ di pazienza e arriva il nostro momento”. E quando anche Angela, come la sua collega Marzia, disattende la mia richiesta, il Diavolo sopracitato monta dentro di me e parte all’attacco dicendo al mio Falso Sé, “hai visto come funzionano i tuoi modi educati? Ora facciamo a modo mio!” apprestandosi a passare all’azione, mettendo all’angolo il Falso Sé; se non che arriva il momento in cui dice la sua l’Adulto, che fino ad allora era stato solo spettatore, un po’ spiazzato, degli eventi esterni e del dialogo interno. L’Adulto dice “Aspettiamo, non abbiamo fretta di tornare in studio e ho voglia di fare questo spuntino”.

Arriva il caffè e il mio dialogo interno si calma per qualche secondo, finché mi rendo conto che del piccolo cannolo non si vede neppure l’ombra. E tutto riparte più forte di prima, il Falso Sé sussurra “qui non mi vedranno mai più”, il Diavolo Genitoriale è pronto a fare una piazzata, evocando punizioni esemplari, l’Adulto vuole trovare un modo onorevole per uscire dalla situazione, senza trascendere ma neanche facendo finta di niente.

Mentre mi sposto verso la cassa, l’Adulto decide di far presente la dimenticanza, senza stemperarla con un mezzo sorriso né caricarla facendo la faccia severa. E improvvisamente, il colpo di scena: Marzia si scusa e un cannolo in omaggio.

Il mio Diavolo tenta un ultimo attacco dicendo “tieniti pure il tuo cannolo e sentiti in colpa!“, ma viene messo a tacere perché il mio Adulto accetta le scuse e perdona, mentre il mio Bambino Naturale pregusta il momento in cui, più tardi, mangerà quel cannolo.