Qualche settimana fa, mentre durante una seduta mi “rispecchiavo” nell’efficienza e nella abilità che il mio paziente mi stava raccontando a proposito dei suoi preparativi per le vacanze, accompagnata dal senso di frustrazione e di solitudine che questo gli comportava, mi è comparsa, come fosse scritta su un muro bianco con lo spray rosso, una frase “meno prestazione, più presenza”. La seduta si è sviluppata intorno a questa frase con sviluppi interessanti per il mio paziente, ma non è di quello che è successo con lui che voglio scrivere.
Meno prestazione, più presenza
“Meno prestazione, più presenza” me la sono portata a casa ed è stata lo spunto di un dibattito tra i miei Sotto-sé. Semplificando, c’è una parte che sostiene “Più prestazione, meno presenza”, la cosa più importante è raggiungere la meta, il risultato. Una seconda parte sostiene “Meno prestazione, meno presenza” raggiungere la meta può essere tranquillamente rimandato, non c’è fretta, la cosa più importante è evitare di avere problemi.
Entrambe (sì, anche la seconda) credono che la vita sia un concorso a premi, una gara a tappe, con tanto di classifica finale, e che il loro modo di affrontarla sia quello giusto. Finché arriva il terzo che dice “Guardate che la vita è un percorso da vivere momento per momento. Meno prestazione, più presenza”.
Faccio un esempio che riguarda un piccolo pezzo della mia vita, la mia pratica della corsa: da anni è ormai una prassi consolidata che tre volte alla settimana, in giorni e orari fissi, io vada a correre almeno per 45 minuti; su questo non c’è più discussione tra i miei Sotto-sé, il mio Adulto è stato sufficientemente deciso e forte, oltre che abile nel rassicurare tutti i Sotto-sé che andare a correre tre volte alla settimana non è pericoloso, anzi è vantaggioso per tutti. E tutti i miei Sotto-sé trovano ogni volta la loro parte di piacere, ognuno si è sentito ascoltato e rassicurato e ha goduto del movimento del corpo e del respiro più profondo che allentano le tensioni muscolari e aumentano le endorfine in circolo.
Una chiave importante di questo accordo è stata la scelta di mettere in secondo piano le prestazioni, non mi preoccupo più di migliorare ogni volta la mia performance, perciò se mi sento stanco e appesantito rallento e se invece mi sento leggero e frizzante mi permetto di andare più veloce.
Concludo, il mio impegno è riuscire a fare con altri aspetti della mia vita quello che sto riuscendo a fare nella pratica della corsa. E di mostrare, a chi è interessato, come si fa a ridurre il proprio eccesso di competitività e ad aumentare la propria capacità di esserci in quello che si fa.